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Pagina dedicata alla associazione di volontariato O.N.L.U.S.

"NUOVI ORIZZONTI"

 

 

 

I brani che seguono sono tratti dal volume: "Evangelizzazione di strada" di Davide Banzato, sacerdote, che opera all'interno dell'associazione NUOVI ORIZZONTI.

Vorremmo che tutti lo leggessero, e si lasciassero un poco contagiare dall'entusiasmo di Gesù, dalla potenza della sua resurrezione, e dalla forza travolgente e trasformante del Vangelo quando si fa' vita vissuta, e inonda di luce e di speranza il buio della strada.

L'editore del volume è CITTA' NUOVA, e la data di prima pubblicazione è febbraio 2006

copertina

 

 

UN FUOCO DA NON FAR SPEGNERE

 

Quando un fuoco sta per spegnersi e rapidamente si deposita la cenere, vengono sempre più a mancare quel calore, quella luce e quella vivacità necessari per scaldare, illuminare e dare allegria. Eppure, anche se apparentemente è tutto freddo, buio e spento, basta soffiare sulla cenere perché il fuoco torni a bruciare e, alimentato, sfolgori con maggior splendore.
E' proprio così che è capitato nella nostra anima, è proprio così che capita a tutti i cristiani, è proprio così che può accadere a tantissimi fuochi apparentemente spenti. Siamo infatti una folla di solitudini, una folla anonima di candeline spente: basterebbe però che qualcuno le accendesse e vedremmo espandersi un'enorme macchia luminosa sul mondo intero.
Ognuno di noi è stato "tenebra" e ognuno di noi ha ricevuto la possibilità di essere riacceso. C'è chi è stato abbagliato da false luci e attende quella vera, c'è chi l'ha già ricevuta, ma con il tempo l'ha lasciata spegnere o, addirittura, non l'ha mai accolta.
Le situazioni sono molto diverse, ma la condizione è comune: nel cuore di ogni uomo è depositata una "scintilla divina". Essa può essere coperta dalla cenere o può splendere luminosa.
Avere in noi questo fuoco è un dono e una responsabilità: non possiamo metterlo sotto il moggio, perché si spegnerebbe; non possiamo nasconderlo, perché morirebbe... dobbiamo farlo ardere e questo è possibile solo alimentandoci con la legna della preghiera e dell'azione d'amore.
Il fuoco che abbiamo ricevuto per dono deve propagarsi ovunque. Se è vero che il male crea un circolo vizioso tale da portare conseguenze disastrose - come possiamo constatare da ogni nostro singolo e personalissimo peccato che incide sulla comunità portando conseguenze più grandi di quelle che potremmo aspettarci -, è anche vero che ogni nostro atto d'amore crea amore, pace e gioia: anche il bene ha un suo circolo virtuoso!

 

 

 

L'ESPERIENZA DI EVANGELIZZAZIONE
IN Nuovi ORIZZONTI

 

Chiara Amirante ha iniziato il suo viaggio nel mondo della strada pochi mesi prima di conseguire la laurea in Scienze Politiche, alla fine del 1989, durante un viaggio in Irlanda. L'esperienza di evangelizzazione è per lei cominciata in una situazione di totale debolezza fisica e di altrettanto abbandono totale nelle mani di Dio. «Quando si è deboli è allora che si è forti» (2 Cor 12, 10)!
Infatti la sua salute, ormai assolutamente compromessa, aveva trovato guarigione - a detta dei medici - in modo misterioso: dopo cinque anni di dolori di testa e di stomaco cronici, di astenia, nausea, svenimenti e insonnia, dopo un anno di febbre persistente e infiammazioni varie che destavano preoccupazione e dopo sette mesi di uveite ormai in fase cronica (avendo perso otto decimi di vista che non le consentivano né di leggere né di scrivere), si era risvegliata improvvisamente in piena forma, guarita completamente e con la vista di nuovo perfetta. Il medico aveva detto: «Per chi non crede è un mistero, per chi crede è un miracolo». Tutto era iniziato con un crollo fisico molto forte che l'aveva portata a una sospetta sindrome di Bechet (malattia incurabile di totale debilitazione fisica) e a una grave uveite cronica con interessamento della retina, che porta alla cecità. La cosa sorprendente era stata la grande pace che non aveva mai abbandonato il suo cuore, unita a una serenità e a una gioia interiore indicibili, che Chiara alimentava passando le ore in preghiera. Chiara aveva sperimentato così quanto la croce sia capace di radicare la vita nell'Essenziale e quanto il dolore sia il crogiuolo in cui l'oro viene raffinato per portare nuovi frutti di gioia misteriosa e profondissima. In quella situazione aveva compreso in profondità che la sofferenza più terribile non è tanto quella fisica, ma soprattutto quella spirituale e che il dono della gioia della risurrezione è da vivere nell'imperativo del «gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8).
Volendo seguire in tutto e per tutto il Dio che ha lasciato il Cielo per farsi uomo come noi, che ha voluto prendere su di sé la nostra morte per donarci la vita e che è sceso agli inferi per portarci il Paradiso, voleva scendere con lui e per lui nell'inferno di tanti fratelli, perché il suo amore potesse fare intuire loro qualcosa del Paradiso che lui è.
Proprio durante la malattia Chiara iniziò a sentire sempre più forte il desiderio di recarsi di notte in strada per incontrare quei giovani maggiormente segnati dalla solitudine, dalla droga, dall'alcolismo, dalla devianza, dalla prostituzione, dall'Aids... dalla disperazione. Così un giorno fece una semplice preghiera chiedendo al Signore che se il desiderio di andare di notte in strada era lui a metterglielo nel cuore, le desse un po' di salute in più per realizzarlo. Il giorno seguente doveva ricevere un'iniezione di cortisone negli occhi, ma con grandissima sorpresa dei medici le venne data 1'incredibile notizia: la malattia era improvvisamente e inspiegabilmente scomparsa. Per Chiara questa incredibile guarigione era la conferma da parte del Signore che il suo desiderio un po' folle di andare di notte in strada, veniva dal Signore e così, confidando solo in lui, iniziò per lei una nuova avventura.
Iniziò a recarsi di notte alla Stazione Termini i per incontrare tanti giovani che hanno fatto della strada la loro casa, rendendosi
sempre più conto che solo l'incontro con Colui che è venuto per fasciare le piaghe dei cuori spezzati, ridare la vista ai ciechi e spezzare le catene, avrebbe potuto dare una risposta a quel terribile grido. Solo Cristo risorto avrebbe potuto ridare la gioia di vivere a giovani distrutti, con la morte nell'anima.
Troppe volte vogliamo ad ogni costo trovare nella scienza e nell'uomo stesso risposte che solo la Parola di Dio può darci.
«Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura [...]. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16, 16.17-18).
Gesù è chiaro: promette tali segni non a chi è santo, non a chi è bravo, non a chi lo merita... ma a coloro che credono in lui.
Dopo due anni di frequentazione della Stazione Termini, Chiara sente l'esigenza di rispondere al grido di Gesù Cristo crocifisso vivo nei tanti fratelli e nelle tante sorelle incontrate, aprendo una prima comunità di accoglienza, "Nuovi Orizzonti", sul modello di quelle dei primi cristiani: unica regola, il Vangelo vissuto il più possibile alla lettera, nel pieno abbandono alla provvidenza, mettendo ogni cosa in comune, aprendosi all'accoglienza di tutti e andando ad annunciare con forza che Cristo è la via, la verità, la vita.
L'avventura di Nuovi Orizzonti inizia così nel 1991............ ( continua )

 

GUAI A ME SE NON TESTIMONIASSI IL VANGELO!

Quando ero in seconda media stavo molto male, vivevo una solitudine estrema nel cuore nonostante avessi una bella famiglia numerosa e molti amici. Ero insoddisfatto di tutto, avevo tutto e non stavo bene dentro. Decisi di entrare nel seminario minore di Padova attirato dai bellissimi sette campi da calcio e da tutti quei ragazzi che, quando incontravamo nei raduni diocesani, sembravano felici e spensierati. Il sogno si infranse già dalla prima sera, quando mi ritrovai a piangere perché mi mancava la mia famiglia. Il primo anno di seminario fu molto duro, tra punizioni e sradicamento dalla famiglia che incontravo una volta ogni due settimane. Non ne potevo più, ero esasperato, ero un ragazzino di quattordici anni che non trovava la forza di dire che voleva uscire, un po' per la paura di deludere quanti credevano in me, un po' per spirito di cameratismo, un po' per orgoglio... Trattavo male i miei genitori quelle poche volte che li vedevo, era il mio modo di chiedere aiuto, poi, quando se ne andavano, sicuramente feriti dal mio silenzio e dalle mie acide e rare risposte, piangevo. Piangevo perché non ero riuscito a dire che volevo andarmene, che volevo tornare a casa e che gli volevo bene.
Nell'agosto 1995 mi trovavo a passare le vacanze estive insieme alla mia classe del seminario a Borca di Cadore, vicino a Cortina. Una sera venne il padre spirituale revocandoci l'uscita serale perché ci sarebbe stata la testimonianza di una ragazza di nome Chiara. Mi arrabbiai molto perché era una delle poche volte che ci avevano detto che saremmo potuti uscire e così, quando Chiara iniziò a parlare, non l'ascoltai e guardavo scocciato l'orologio nella speranza che se ne andasse il più presto possibile. Ero indispettito e ripiegato su me stesso. Rendendomi conto che era ormai troppo tardi, mi rassegnai e iniziai ad ascoltarla.
Parlava della sua esperienza di guarigione fisica ricevuta dal Signore e della chiamata ad andare in strada di notte da sola a calarsi nell'inferno dell'anima di quanti non hanno conosciuto l'amore di Dio Padre, andando ad ascoltare il grido di tossicodipendenti, prostitute, barboni, giovani persi nella notte del cu­re.Non mi colpirono tanto le sue parole, ormai era alla fine della sua testimonianza, ma mi colpì il suo sorriso pieno di gioia e lo sguardo di chi davvero stava vivendo alla lettera il Vangelo. Non era una gioia costruita, artificiale. Non era un sorriso da spot pubblicitario. Sentii in me un fuoco che mi divorò dalla punta dei piedi fino alla testa, è difficile spiegarlo. Quel volto sfolgorante mi segnò profondamente e mi domandavo: "Perché non posso essere così? Perché non ho quel sorriso, quella gioia? Io, seminarista, chiuso in me stesso e senza sorriso.. .". Lessi in poche ore il suo primo libro Stazione Termini e pregai tutta la notte. Non riuscivo a fare altro perché sentivo quel fuoco continuare a bruciare nel petto. Sentivo che Dio mi chiamava a seguirla.
Il giorno dopo, cercai di trovare Chiara, ma mi dissero che forse se n'era andata, allora decisi di scriverle un biglietto alla portineria lasciando decidere a Dio se avessi dovuto parlarle. Dato che il brano meditato alla mattina narrava l'episodio di Mosè che, scendendo dall'incontro con il roveto ardente, torna tra il popolo con un velo davanti al volto perché era troppo luminoso, le scrissi: «Il tuo volto mi ha folgorato, è simile a quello di Mosè appena sceso dall'incontro con il roveto ardente. Voglio parlarti perché anch'io voglio quella luce e quella gioia».
Che felicità ripensare al momento in cui la scorsi venire a cercarmi mentre giocavo a calcio con gli altri seminaristi. Parlò con il mio assistente che mi chiamò. Conversai con lei e le dissi
che volevo uscire dal seminario, che volevo seguirla a Roma, che anch'io volevo fare quello che faceva lei, perché il Signore mi aveva detto che dovevo seguirla. Mi rispose: «Le porte sono sempre aperte ma la vita è come un puzzle: per completare il disegno meraviglioso che Dio ha su ciascuno di noi, bisogna non aver fretta e mettere un tassello alla volta». Mi consigliò di meditare la Parola di Dio ogni giorno e di impegnarmi a viverla alla lettera, concretamente. Mi disse anche di pregare molto e di vivere la preghiera del cuore, oltre al dialogo serio con il padre spirituale. Insistette poi sull'ascolto delle mozioni dello Spirito Santo e sulla verifica di quella spinta a lasciare tutto per seguirla che le avevo confidato di aver sentito nel cuore.
Tornato in seminario a Padova, nessuno dava importanza a quanto il mio cuore sentiva e tutti dicevano che ero un visionario o che erano sogni da bambino, o addirittura che l'idea di seguire Chiara a Roma potesse essere negativa e fuorviante per il mio cammino. Nonostante che anche il padre spirituale che avevo all'epoca mi remasse continuamente contro, pregavo e chiedevo intimamente a Gesù di poter lasciare tutto al più pre­sto per seguire Chiara.
Era dura sentire quel fuoco dentro di me e far di tutto perché non si spegnesse; avere la certezza di cosa dovevo fare e non poterlo realizzare. Avevo capito che mi trovavo solo. Solo con Dio. Perciò dissi tra me e me: "Se non posso seguire Chiara a Roma, farò quello che lei vive a Roma, qui nella mia città". Così inizíai di nascosto ad andare il sabato pomeriggio alla stazione per leggere il Vangelo insieme ai barboni o agli sbandati che incontravo. All'inizio fu molto difficile trovare il coraggio di avvicinarmi a qualcuno e non sapevo che parole usare per agganciarli. Prima di iniziare c'era un momento intenso di preghiera, di lode e di invocazione allo Spirito Santo, perché ogni incontro fosse da lui guidato, ogni parola fosse da lui ispirata e fossi uno strumento capace di lasciar operare lui, soprattutto nell'ascolto profondo delle persone che incontravo. Così, semplicemente, la prima volta esordii con un «Ciao! Mi chiamo Davide e tu?». «Mi chiamo Daniele, ma cosa cerchi? Ti serve qualcosa?». Daniele fu il mio primo ragazzo di strada incontrato, un barbone "storico" della stazione di Padova. Gli dissi che ero lì per ascoltarlo, che tante volte passando lo avevo visto sempre solo e triste, e quella volta avevo deciso di fermarmi. Lo stupore del suo volto è ancora impresso nella mia memoria. Ma ancor più grande fu il mio, quando accolse con grande gioia la proposta di leggere e meditare insieme il Vangelo, là, tra i binari della stazione........... ( continua )

 

luci nella notte

 

DON DAVIDE BANZATO in occasione della Santa Messa per la sua ordinazione sacerdotale. In primo piano il compianto vescovo don Salvatore Boccaccio.

cittadella cielo

 

E' in avanzata fase di progettazione ed imminente attuazione una meravigliosa realtà, che sarà realizzata proprio a FROSINONE: Cittadella Cielo. Essa porterà, nel nome di Gesù e in attuazione del suo comando: aiuto, sollievo, e testimonianza di vita cristiana, a supporto dell'intero nostro territorio. Sarebbe veramente bello.........se tutti dessimo una mano, anche piccola, ed espressa in qualunque forma.

 

candela

VISITA IL SITO www.cittadellacielo.com

 

Il Progetto

Il Progetto Cittadella Cielo prevede la realizzazione di un grande Centro di accoglienza per persone in difficoltà e di formazione per giovani che decidono di impegnarsi, a vari livelli, in iniziative ed attività nel campo della prevenzione, dell'accoglienza, del recupero di minori e di persone che versano in situazioni di grave disagio.

Cittadella Cielo vuole essere un 'villaggio' dove si impara a vivere secondo la Legge del Cielo (l'Amore che Cristo è venuto a insegnarci) e ci si prepara al fine di realizzare attivamente, in Italia e all'estero:

  • Centri di Accoglienza e Centri di sostegno alla Vita;
  • Piccoli Villaggi per bambini di strada;
  • Case Famiglia;
  • Centri di ascolto, Telefoni in aiuto, Gruppi di sostegno, equipe di strada;
  • Centri di formazione al volontariato;
  • Cooperative sociali;
  • Centri per il reinserimento lavorativo;
  • luoghi positivi di aggregazione giovanile;
  • spettacoli, trasmissioni, concerti di solidarietà, iniziative di prevenzione e sensibilizzazione;
  • Corsi di conoscenza di sé;
  • Corsi di formazione per operatori sociali e educatori;
  • missioni di strada;
  • Centri di spiritualità;
  • progetti nei Paesi in Via di Sviluppo;

e quant’altro la fantasia possa suggerire per rispondere al grido di dolore di chi si trova in difficoltà.

Sogniamo una piccola città, aperta all'accoglienza dei poveri, dei piccoli, degli “ultimi”, dove tutti coloro che si sentono soli, emarginati, disperati, possano riscoprire la gioia di sentirsi accolti, sostenuti, amati. La "Cittadella" potrà anche essere un importante Centro di raccordo e di collaborazione tra le numerose realtà già operanti nell'ambito del disagio e della devianza in tutta Italia e potrà costituire un “progetto pilota” replicabile poi in altre regioni del nostro Paese e in altre nazioni.

 

 

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