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SCARICA il file .pdf con l'intervista di Radio Vaticana a Padre Cantalamessa (nella quale si parla anche dell'imminente libro di PAPA BENEDETTO XVI sulla vita di Gesù).CLICCA QUI'

SCARICA il file.pdf Articolo Avvenire del 06/01/2007 CLICCA QUI'

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INCHIESTA su GESU'

 

 

Dal mese di settembre è nelle librerie il volume di AUGIAS e PESCE, che si intitola INCHIESTA SU GESU'. Tale "inchiesta", con la quale ci si proporrebbe di "investigare" i fatti relativi al Gesù storico, ripropone in qualche modo un dibattito che si è già svolto circa duemila anni fa e che, se non altro in questo, appare vecchio e superato dai fatti; anzi in particolare dal "Fatto" costituito dalla "Resurrezione" del Signore.

Da più parti si sono levate voci di protesta e di critica sul libro, e i toni della polemica pare si vadano maggiormente accendendo proprio in questi giorni.

Riportiamo quì la parte conclusiva, che riteniamo pacata e illuminante, di una dichiarazione di Padre Cantalamessa.

 

 

Un bilancio

È ora di chiudere questa mia lettura critica con qualche riflessione conclusiva. Io non condivido molte risposte di Pesce, ma le rispetto riconoscendo ad esse pieno diritto di cittadinanza in una ricerca storica. Molte di esse (sull’atteggiamento di Gesú verso la politica, i poveri, i bambini, l’importanza della preghiera nella sua vita) sono anzi illuminanti. Alcuni dei problemi sollevati – il luogo di nascita di Gesú, la questione dei fratelli e delle sorelle di lui”, il parto verginale –, sono oggettivi e discussi anche tra gli storici credenti (l’ultimo non tra i cattolici), ma non sono i problemi con cui sta o cade il cristianesimo della Chiesa.

Meno giustificata in una “inchiesta” storica su Gesú mi sembra la cura con cui Augias raccoglie tutte le insinuazioni su presunti legami omosessuali esistenti tra i discepoli, o tra lui stesso e “il discepolo che egli amava” (ma non doveva essere innamorato della Maddalena?), come pure la dettagliata descrizione delle vicende scabrose di alcune donne presenti nella genealogia di Cristo. Dall’inchiesta su Gesú si ha l’impressione che si passi a volte al pettegolezzo su Gesú. Il fenomeno ha però una spiegazione. È sempre esistita la tendenza a rivestire Cristo dei panni della propria epoca o della propria ideologia. In passato, per quanto discutibili, erano cause serie e di grande respiro: il Cristo idealista, socialista, rivoluzionario…La nostra epoca, ossessionata dal sesso, non riesce a pensarlo che alle prese con problemi sentimentali.

Io credo che il fatto di aver messo insieme una visione di taglio giornalistico dichiaratamente alternativa con una visione storica anch’essa radicale e minimalista ha portato a un risultato d’insieme inaccettabile, non solo per l’uomo di fede, ma anche per lo storico. A lettura ultimata uno si pone la domanda: come ha fatto Gesú, che non ha portato assolutamente nulla di nuovo rispetto all’ebraismo, che non ha voluto fondare nessuna religione, che non ha fatto nessun miracolo e non è risorto se non nella mente alterata dei suoi seguaci, come ha fatto, ripeto, a diventare “l’uomo che ha cambiato il mondo”? Una certa critica parte con l’intenzione di dissolvere i vestiti messi addosso a Gesú di Nazareth dalla tradizione ecclesiastica, ma alla fine il trattamento si rivela così corrosivo da dissolvere anche la persona che c’è sotto di essi.

A forza di dissipare i “misteri” su Gesú per ridurlo a un uomo ordinario, si finisce per creare un mistero ancora più inspiegabile. Un grande esegeta inglese parlando della risurrezione di Cristo dice: “L’idea che l’imponente edificio della storia del cristianesimo sia come un’enorme piramide posta in bilico su un fatto insignificante è certamente meno credibile dell’affermazione che l’intero evento – e cioè il dato di fatto più il significato a esso inerente – abbia realmente occupato un posto nella storia paragonabile a quello che gli attribuisce il Nuovo Testamento” (Ch. H. Dodd).

La fede condiziona la ricerca storica? Innegabilmente, almeno in una certa misura. Ma io credo che l’incredulità la condiziona enormemente di più. Se uno si accosta alla figura di Cristo e ai vangeli da non credente (è il caso, mi sembra di capire, almeno di Augias) l’essenziale è già deciso in partenza: la nascita verginale non potrà che essere un mito, i miracoli frutto di suggestione, la risurrezione prodotto di uno “stato alterato della coscienza” e così via. Una cosa tuttavia ci consola e ci permette di continuare a rispettarci a vicenda e a proseguire il dialogo: se ci divide la fede, ci accomuna in compenso “la buona fede”. In essa i due autori dichiarano di aver scritto il libro e in essa io assicuro di averlo letto e discusso.


Padre Raniero Cantalamessa
www.cantalamessa.org

(per chi vuole leggere il testo integrale)


 

 

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